(Laboratorio Italiano di Simulazione Ambienti
-
Simulatore dell’Ambiente Marziano)
Coordinatore: Prof. Giuseppe Galletta
Dipartimento di Astronomia
Esperimento in collaborazione tra:
Università degli Studi di Padova
INAF - Osservatorio Astronomico di Padova
Centro studi e Attività Spaziali “G. Colombo”
Premessa
Il simulatore
Il futuro
Stima dei costi
Riferimenti bibliografici
Pubblicazioni sull'argomento
Nella ricerca astronomica e
spaziale esiste un forte interesse per l’esplorazione del pianeta Marte.
Oltre all’interesse geologico o minerario, questo pianeta è una delle
sedi privilegiate nel sistema solare dove cercare la presenza di forme di vita,
passata o presente.
Infatti Marte e la Terra hanno avuto una storia evolutiva simile fino a circa
3,7 miliardi di anni fa, l'epoca in cui sul nostro pianeta nascevano le prime
forme di vita. Da quel periodo l'emissione di gas serra da parte dei vulcani è
diminuita, per terminare 200 milioni di anni fa, nell'Amazoniano, come risulta dai minerali dei meteoriti
marziani (Nyquist e al. 2001) e dalle rocce studiate
dalla missione Pathfinder (Head & Wilson, 1998).
La superficie del pianeta ha iniziato a raffreddarsi e l'acqua presente sulla
superficie come un possibile oceano (Head e al. 1999)
è finita nel sottosuolo oppure è gelata o evaporata. Nel 1976 le sonde Viking 1 e 2 hanno raggiunto Marte e hanno condotto
esperimenti per cercare forme di vita. Le analisi sono state fatte con un gas cromatografo e spettrometro di
massa (GCMS) e con tre esperimenti: il rilascio di gas marcato (LR= labeled release),
il rilascio pirolitico (PR=pyrolitic
release) e lo scambio di gas (GEX=
gas exchange). Essi hanno
prodotto risultati la cui interpretazione è stata dubbia o ambigua (vedi Burgess, 1978). Successivamente,
l'analisi di meteoriti provenienti da Marte quali ALH 84001 (Mc Kay e al. 1996) che contengono
possibili tracce di vita batterica fossile hanno riacceso la discussione. In attesa di nuovi esperimenti, occorre comprendere quale
siano le aspettative di trovare vita nelle condizioni ambientali marziane.
Queste condizioni ambientali sono molto diverse da quelle terrestri: Il suolo
marziano non è protetto da un'atmosfera con uno strato di ozono e perciò la
pressione al suolo è di 6 mbar e la fluenza UV
giornaliera di 361 kJ/m2, confrontati con 1000 mbar e
39 kJ/m2 della Terra (Cockell
e al. 2000). La conseguente mancanza di effetto serra
produce a circa 20° di latitudine nord, i siti di atterraggio delle sonde Viking 1 e Pathfinder, una
temperatura media al suolo tra i -70 ed i -10 °C, a seconda dell'altezza del
Sole sull'orizzonte. La temperatura cambia anche di 10 gradi andando dal suolo
ad 1 metro di altezza, essendo in basso più calda
quando il sole riscalda le rocce e più fredda durante al notte. Dai dati radiometrici delle sonde in orbita intorno a Marte, si vede
che occasionalmente la temperatura può raggiungere localmente i 27 °C mentre sulle calotte polari d'inverno arriva a -143 °C.
Queste temperature e queste escursioni sono impossibili da raggiungere sulla
Terra e devono essere simulate in laboratorio.
Esperimenti condotti in passato hanno mostrato che in assenza di irraggiamento
UV materiali biologici possono sopravvivere a condizioni spaziali, grazie a
processi quali tra l'altro, la dessiccazione. Questi
esperimenti (Mennigmann, 1989) hanno mostrato che
esiste una buona coincidenza dei risultati fatti in ambiente extraterrestre con
quelli in laboratorio, rendendo plausibile l'utilizzo di studi simulati anche a
Terra, con investimenti molto inferiori. Inoltre l'abbassamento di temperatura
rende i microrganismi utilizzati più resistenti. A basse temperature (T=-150°C,
simili a quelle delle notti marziane) il periodo di sopravvivenza del 90% di
spore di Bacillus subtilis non protette raggiunge diverse ore; un tempo ancora
maggiore (milioni di anni!) è stato calcolato per
spore che abbiano acquisito un rivestimento di polimeri fortemente assorbenti
la radiazione UV.
Se la vita si è sviluppata su Marte miliardi di anni fa, può aver trovato un
habitat adeguato nel sottosuolo, dove la temperatura e pressione sono maggiori,
l'acqua può trovarsi in vari stati (dai clatrati al
liquido) e i raggi UV vengono schermati. Occasionalmente, l'arrivo alla
superficie può determinare estinzioni o mutazioni di specie maggiormente
resistenti all'UV. Diventa cruciale definire con precisione i tipi di esperimenti da fare nelle future missioni e simulare
l'ambiente marziano.
I partecipanti al progetto sono stati:
Coordinatore:
Prof. Giuseppe Galletta, Dipartimento di Astronomia
Per l'Ingegneria:
Prof. Gianandrea Bianchini, Dipartimento di
Ingegneria Meccanica e CISAS
Prof. Giulio Fanti, Dipartimento di Ingegneria Meccanica e CISAS
Dr.ssa Francesca Ferri, CISAS
Dr. Daniele Pavarin, Dipartimento di
Ingegneria Meccanica e CISAS
Dr. Carlo Bettanini, CISAS
Per l'Ottica e la criogenia:
Dr. Maurizio D'Alessandro, INAF,
Osservatorio Astronomico di Padova
Per la Biologia:
Prof. Giulio Bertoloni, Dip.
Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche
LISA (Laboratorio Italiano di Simulazione Ambienti) è
il primo apparato italiano in grado di riprodurre condizioni così estreme come
quelle del pianeta Marte. Attualmente esso si trova
presso l’Osservatorio Astronomico di Padova nel laboratorio a piano terra
dell’edificio detto “Casa del Munizioniere”
dell’antico castello.
Figura 2: La cappa anaerobica
Figura 4: a sinistra: Il simulatore chiuso; a destra: una fase dei tests presso la CINEL
Gli esperimenti serviranno a stabilire i limiti delle possibilità che ha avuto la vita di svilupparsi su Marte e chiariranno alcuni aspetti dell'origine della vita. SAM funzionerà anche come facilities di planetologia e a tale proposito è stata già richiesta da un gruppo di ricerca tedesco che propone un'origine della vita tramite batteri metanogeni e da mineralogisti interessati ai processi di ossidazione delle rocce sul pianeta rosso.Si conta di far funzionare il LISA per almeno due anni. La ditta Air Liquide fornirà l’azoto necessario al raffreddamento del simulatore e la sua sponsorizzazione permetterà di condurre gli esperimenti che altrimenti non avrebbero potuto disporre di adeguati finanziamenti. La ditta CINEL, costruttrice del simulatore, contribuirà a sviluppare ulteriori sviluppi tecnici con un contributo minore. Si suppone che anche i gruppi esterni che hanno chiesto di usare SAM forniscano un piccolo finanziamento per il suo funzionamento. Sono stati chiesti fondi al Ministero tramite i PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale). Dovrebbero essere svolti diversi esperimenti biologici, di cui diamo alcuni esempi qui di seguito.
Abbiamo ottenuto dei ceppi
batterici che sono già stati nello spazio e che hanno dimostrato una
particolare resistenza a condizioni fisiche estreme. Si tratta di batteri del
genere Bacillus forniti dal Prof. K. Venkatswaran
(Jet Propulsion Laboratory,
USA), e dei generi Deinococcus e Clostridium (forniti
dal DSMZ, Deutsche Sammlung
von Mikroorganismen und Zellkulturen). Bisognerà preparare ed incubare le colture
all'interno della cappa anaerobica comprata per l'esperimento in atmosfera di azoto. Si pensa di fare dei test in funzione della
pressione, temperatura, flusso UV e materiali coprenti, per verificare come
mutano i seguenti parametri:
a) Sintesi chimiche in atmosfera marziana.
b) Modificazione dei campioni di terreno usato per simulare il suolo.
c) Sopravvivenza cellulare .
d) Mutazioni genetiche.
e)Modificazioni dell'ultrastruttura cellulare.
f) Sintesi proteiche.
g) Sintesi di acidi nucleici.
Dai primi esperimenti si potranno avere i limiti su alcuni tipi di forme di
vita che non ci si potrà aspettare di trovare nelle future missioni su Marte.
Inoltre saranno definite le condizioni minime di sterilità delle sonde da
inviare al di fuori della Terra per garantire l'assenza di contaminazione
inversa (dalla Terra a Marte).
Questi esperimenti verranno svolti con la
collaborazione del seguente personale dell’Università di Padova:
Prof. Giulio Bertoloni, Dip.
Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche
Prof Gianni Tamino, Dip.
Biologia
e dell’INAF:
Dr. Maurizio D'Alessandro, Astronomo
dell’Osservatorio Astronomico di Padova
Sig. Giancarlo Farisato,
tecnico dell’Osservatorio Astronomico di Padova
Sig. Evaristo Bozzato,
tecnico dell’Osservatorio Astronomico di Padova
Esiste la possibilità di utilizzare LISA per scopi medici, ad esempio studiando come l'esposizione solare sia associata ad un aumentato rischio di neoplasie cutanee. Nella configurazione "calda" possono essere fatti esperimenti su colture di cellule cutanee. Ad esempio, per studiare la produzione di sostanze immunosoppressive da parte di cellule irradiate con UV di differenti lunghezze d'onda. Questi esperimenti medici, non finanziati, potrebbero essere svolti da gruppi di medici con la collaborazione di personale di Ingegneria e del CNR-INFM.
Il simulatore può lavorare in varie condizioni fisiche e potrebbe essere studiata l'ipotesi che i primi organismi marziani siano stati batteri metanogeni psychroativi, come suggerito dal Prof. Kotsyurbenko, Gesellschaft für Biotechnologische Forschung, Germania
Nel simulatore si potrebbe studiare l'ossidazione di campioni di suolo in condizioni marziane, in possibile collaborazione con il Dipartimento di Mineralogia, Paleontologia e Geofisica
Il costo dell’esperimento
varia secondo l’ambiente che si intende
riprodurre. Nel caso di Marte, il mantenimenti delle
basse temperature determina il maggior costo. Infatti, per portare le capsule a
temperature inferiori a -100 °C con un flusso regolare di azoto
sono necessari circa 100 litri di azoto/giorno. Se poi si
vuole simulare il ciclo giorno-notte o estate-inverno, occorre anche accendere
la resistenza e spegnere il flusso, portando il sistema su e giù nella scala
delle temperature con escursioni anche di 80 gradi. Poiché il singolo
esperimento non può durare anni, sarà necessario accelerare il ciclo giorno-notte
con un maggiore dispendio di energia.
Tenendo conto dei vari costi, l’attività del simulatore
nel riprodurre l’ambiente marziano costa circa 250 Euro a settimana.
1. Burgess, E., 1978, To the red planet, New
York, Columbia University Press
2. Cockell, C. S., Catling D.C., Davis, W.L., Snook, K., Kepner, R.L., Lee, P.,
McKay, C.P., 2000, The Ultraviolet Environment of Mars: Biological Implications
Past, Present, and Future, Icarus 146, 343-359 (2000)
3. Head, J. W.; Wilson, L., 1998, Interpretation of Mars Pathfinder and Viking
Soil and Rock Geochemical Results: A Physical Volcanology Perspective, Lunar
and Planetary Science Conference, 29,1328
4. Head III, J. W., Hiesinger, H., Ivanov, M.A., Kreslavsky, M.A., Pratt, S., Thomson,
B.J., 1999, Possible Ancient Oceans on Mars: Evidence from Mars Orbiter Laser
Altimeter Data, Science, 286, 2134-2137.
5. Mc Kay, David, et.al. (1996). Search for Past Life on Mars: Possible Relict
Biogenic Activity in Martian Meteorite ALH 84001. Science, 2-9.
6. Mennigmann, H. D., 1989, Exobiology: Results of Spaceflight Missions,
Advances in Space Research, 9, 3
7. Nyquist, L. E.; Bogard, D. D.; Shih, C.-Y.; Greshake, A.; Stöffler, D.;
Eugster, O., 2001, Ages and Geologic Histories of Martian Meteorites Space
Science Reviews, 96, 105-164.
Finanziatori dell'esperimento: