Umano, sovrumano rappresenta le inquietudini e i desideri dell’epoca in cui viviamo. La guerra, l’attraversare le ultime porte delle vita, la vecchiaia e la passione sono sterilizzati attraverso il disegno e il colore. Le figure umane diventano graffiti oscuri sui muri e sulle porte, con lo stesso valore delle scritte sacre. La visione della città di Gerusalemme in “La pace prigioniera” mostra un dramma che a noi spettatori appare lontano, come le immagini di un film in bianco e nero. La paura cede il passo al ritorno verso il sacro, espresso ne “Le ultime porte” dalle frasi con cui le religioni hanno affrontato il passaggio supremo della vita, o alla ricerca della gioventù perenne, a cui la donna fatta d’ombra tende la mano nello “Specchio della giovinezza”. La solitudine espressa da “L’angelo della città” che fugge via desolato fa eco alla diffidenza verso gli altri, visti come l’orda aggressiva delle “Amazzoni, o le nuove donne”.
Ma nella vita alla paura si contrappone il mistero dell’amore verso l’altro, espresso dai colori vivi di “Amore e Psiche”, o verso se stessi come in “Naiadi” e “Narciso”. L’umanità fugge nella fantasia di un giardino incantato in cui gli alberi secchi rinverdiscono al passare dello “Spirito della Primavera” e volge lo sguardo sognante verso il cielo e verso la “Via Lattea”. Il colore della natura e del cielo scaccia il grigio e le figure diventano parte della Natura, vive, mutevoli ma eterne nella loro essenza interiore..
G. Galletta